Silenzio in un abbraccio (Il)

Ci sono legami che non si spiegano, si sentono. A volte ci sorprendono all'improvviso, come una melodia che conosciamo da sempre pur non ricordando quando l'abbiamo ascoltata per la prima volta. Altre volte crescono in silenzio, tra sguardi non detti e presenze che diventano rifugi. Sono connessioni che non dipendono dalla vicinanza fisica né dalla frequenza con cui si incrociano le nostre giornate. Sono intrecci d'anima, e come tali sopravvivono a tutto persino alla distanza. Il silenzio in un abbraccio nasce da questa verità sottile e potente: non smettiamo mai davvero di amare qualcuno, né di desiderarlo, anche quando la sua voce non riecheggia più nella nostra quotidianità. Anche quando il suo nome non viene più pronunciato a voce alta. Esiste un luogo, dentro di noi, dove quell'abbraccio continua. Lo immaginiamo, lo riviviamo, lo sogniamo. E in quell'attimo sospeso spesso solo nostro la connessione si riaccende, viva, autentica. Lontani con il corpo, forse. Ma mai davvero con l'anima. L'abbraccio non è solo gesto fisico. È memoria carnale, energia che pulsa, linguaggio che precede le parole. È promessa muta e carezza invisibile. È ciò che rimane quando tutto il resto si perde.